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Valtellina da ammirare e gustare: le Valli del Bitto

Alla scoperta delle valli dove nasce il Bitto

La Valtellina è conosciuta come meta turistica dagli amanti della montagna che non vogliono rinunciare a escursioni, arrampicate, piste da sci, trekking nella natura e ancora sentieri incontaminati dove perdersi ammirando la maestosità delle vette e le peculiarità di una flora e una fauna uniche. Un esempio? La Val Grosina.

Ma anche la gastronomia Valtellinese non scherza! Per chi si trova in vacanza in Valtellina e ama la buona cucina e le tradizioni gastronomiche secolari è d’obbligo una visita nelle valli del Bitto e al piccolo e suggestivo borgo di Albaredo per San Marco.

Si tratta di due valli situate dietro Morbegno, il più conosciuto centro in Bassa Valtellina: unite nei chilometri iniziali le due valli si aprono come in un abbraccio, a destra la Valle del Bitto di Gerola, a sinistra la Valle del Bitto di Albaredo.

Un abbraccio che ci riporta indietro nel tempo, ad un periodo in cui la vita contadina era fatta di pascoli in quota e lunghe attese per ottenere quello che, nel tempo, è divenuto forse il più conosciuto fra i formaggi tipici valtellinesi: il Bitto.

Questo territorio poco esteso regala al viaggiatore panorami di straordinaria bellezza, e un’immersione totale nella natura incontaminata, dove davvero il tempo sembra essersi fermato. Ancora immutato il verde dei pascoli in quota dove si produce il latte, lavorato poi nei cinque alpeggi ancora monticati per la produzione dell’oro giallo della Valtellina.

Il Bitto, infatti, viene ancora prodotto seguendo la ricetta delle origini che prevede l’uso di latte intero di mucca con l’aggiunta di una parte di latte di capra. Le forme di dimensione compresa fra i 15 e i 30 kg vengono lasciate a riposo per 70 giorni negli alpeggi prima del taglio.

Il comune di Albaredo è, inoltre, “sede diffusa” di un ecomuseo, completamente inserito nel contesto naturale del Parco delle Orobie Valtellinesi. Un tragitto di circa 3 km che collega la chiesetta della Madonna delle Grazie all’Alpe Vesenda, nel comune di Bema.

Il cammino si chiude dopo circa un’ora e mezza salendo all’ultima tappa, la più magica, all’abete Vesenda, l’albero più famoso di tutta la Provincia di Sondrio, un abete bianco alto quasi 40 metri e con un’età stimata di oltre 300 anni.

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Un cammino lento e silenzioso alla scoperta di luoghi in cui l’attività contadina sembra essere rimasta ferma agli inizi del secolo e dove si possono scovare i segni della presenza dell’uomo già nel basso Medioevo.

Il tredicesimo secolo in questa valle coincide con le prime concessioni minerarie per l’estrazione del ferro, un metallo all’epoca considerato molto prezioso. Proprio poco oltre il torrente Bitto, che attraversa la Valle omonima, sono ancora visibili tracce di antichi forni in pietra, utilizzati proprio per la fusione del metallo.

Le valli del Bitto sono pronte ad accogliere i viaggiatori appassionati e rispettosi della natura e dei suoi ritmi, pronti a scoprire località ancora oggi incontaminate, nonostante gli insediamenti antropici fin dall’Antichità, con tutta probabilità dovuti alla posizione strategica che collegava la zona con le valli bergamasche attraverso il passo San Marco sia verso la zona della Repubblica di Venezia.

Se volete addentrarvi alla scoperta di queste valli all’insegna di un turismo lento e consapevole prenotate la vostra vacanza all’Hotel Campelli. Scoprite tutte le nostre proposte per l’estate 2021.

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